LE ISOLE DI PLASTICA

Il consumismo nel mondo è andato gradualmente aumentando negli ultimi decenni e ha iniziato ad avere un impatto negativo. Questo in quanto molti prodotti vengono confezionati solo per essere monouso e non potendo essere riutilizzabili, impattano le risorse naturali e inquinano l’ambiente.

Secondo la Banca Mondiale, attualmente nel mondo vengono generati 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani ogni anno e si prevede che aumenteranno a 2,2 miliardi di tonnellate entro il 2025.

Gli studi hanno dimostrato che livelli di reddito più elevati e una maggiore urbanizzazione equivalgono a una maggiore quantità di rifiuti; ciò in quanto i livelli di consumo aumentano con l’aumento di reddito disponibile.

Uno dei prodotti di scarto più dannosi prodotti in sovrabbondanza è la plastica. Dalla sua invenzione negli anni ’50, il mercato dei consumatori è cambiato. La plastica, prodotta a un ritmo rapido, ha inghiottito la nostra stessa esistenza in quanto è economica, resistente e leggera. Per questo motivo è diventata un elemento chiave in operazioni commerciali come stoccaggio, trasporto, costruzione, ecc. Negli ultimi 50 anni, la produzione di plastica è aumentata da 15 milioni di tonnellate (1964) a 311 milioni di tonnellate (2014).

LE ISOLE DI PLASTICA

Non sono sulle mappe, ma si trovano nei nostri oceani: cinque isole di plastica galleggiante che minacciano di spazzare via gran parte della vita marina, influenzando il cambiamento climatico. Alcuni di questi appezzamenti di rifiuti, come quello nel Pacifico settentrionale, hanno una superficie grande quanto Francia, Spagna e Germania messe insieme.

Le isole  di plastica sono i cinque continenti della vergogna, il risultato di oltre sessant’anni di scarichi negli oceani, provenienti principalmente dal traffico terrestre e marittimo. In tutti questi anni, secondo le stime dell’Università della California, abbiamo messo in circolazione 8,3 miliardi di tonnellate di questo polimero a livello globale. Ancora più preoccupante, oltre il 70% è ora costituito da rifiuti che invadono le discariche e i mari del pianeta.

Queste gigantesche concentrazioni di immondizia sono formate principalmente da microplastiche di meno di cinque millimetri, che galleggiano all’interno delle correnti rotanti e sono intrappolate in questi immensi vortici, raggruppati dalle correnti interne. Il risultato è che le cinque isole di plastica più grandi del mondo coincidono con i principali vortici oceanici: le due nel Pacifico, le due nell’Atlantico e quella nell’Oceano Indiano. Esistono isole di plastica anche in altri mari del pianeta, come il Mediterraneo o i Caraibi, sebbene siano molto più piccole e disperse di quelle sopra citate.

Le Nazioni Unite (ONU) da tempo avvertono la comunità internazionale dei danni causati all’economia e all’ambiente dai rifiuti oceanici, che distruggono gli ecosistemi marini, causando la morte di oltre un milione di animali l’anno. Inoltre, sono necessari miliardi di dollari per la salvaguardia degli oceani, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.

Le 5 R sono una politica che mira a ridurre la generazione di rifiuti sul nostro pianeta, inducendoci a modificare il nostro comportamento nei confronti dei consumi e il modo in cui affrontiamo i rifiuti prodotti. Le 5 R sono composte da cinque parole: ripensare, rifiutare, ridurre, riutilizzare e riciclare.

Ripensare: ogni persona deve ripensare i propri comportamenti in relazione all’ambiente. Dobbiamo ripensare, ad esempio, i nostri consumi e come smaltiamo i nostri rifiuti. Cambiare il proprio approccio rappresenta l’inizio di questo cambiamento.

Rifiutare: si attira l’attenzione sul consumismo – l’acquisto di beni che non sono necessari – e anche sull’essere critici nei confronti di ciò che consumiamo. Dovremmo pensare ad acquistare solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno e, preferibilmente, da aziende che si occupano di ambiente.

Ridurre: riguarda principalmente il nostro comportamento come consumatori. “Ne ho davvero bisogno?”  Poniti questa domanda ogni volta che acquisti un nuovo prodotto. Ridurre significa anche risparmiare. Dobbiamo sapere come risparmiare quando si tratta delle nostre risorse naturali. È il caso, ad esempio, dell’acqua potabile, che spesso viene utilizzata indiscriminatamente.

Riutilizzare: è possibile riutilizzare alcuni oggetti che verrebbero scartati o riutilizzarli per altri scopi.

Riciclare: riutilizzare un prodotto in modo che diventi materia prima per la fabbricazione di un altro oggetto. Il riciclaggio è molto importante in quanto aiuta a ridurre la quantità di rifiuti prodotti e riduce anche l’uso delle nostre risorse naturali. Tra i materiali che possono essere riciclati ci sono: carta, plastica e alluminio.

Perché tutto questo è importante?

Ognuno ha bisogno di rivedere le proprie azioni e il proprio atteggiamento per il benessere della vita sul pianeta, esseri umani compresi. Se continuiamo a sfruttare le risorse naturali come stiamo facendo oggi, metteremo a repentaglio il nostro futuro. Le nostre azioni e le relative  conseguenze  possono cambiare il nostro pianeta: non ne abbiamo un secondo! L’industria produce e mette in vendita i prodotti inducendone il bisogno; che si tratti di capi di abbigliamento, bellezza, prodotti per la casa, sembra che il  consumatore ne abbia bisogno per essere più felice. Ma stanno inquinando il pianeta. E abbiamo davvero bisogno di tutto questo?

Autori: Eduarda e Ana Lima

Traduttore: Nathalia

Revisore: Ilaria

Bibliografia:

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