Greenwashing: Conoscere la Realtà di Questa Pratica Sempre Più Comune

Quando andiamo a fare shopping, tendiamo a notare prodotti apparentemente sostenibili, 100% naturali o biologici, “bio” o “eco”, imballaggi verdi e biodegradabili, ma sono così o ci ingannano? Per questo dobbiamo fermarci ad analizzarli con attenzione.

 Molte aziende utilizzano questa strategia come marketing per aumentare le vendite, confondendo i consumatori; facendo loro pensare che stanno facendo qualcosa contro l’impronta che generano nell’ambiente attraverso i discorsi e prodotti “sostenibili” ma in realtà non è così. Questo è quello che viene chiamato “greenwashing” o lavaggio verde

Come possiamo identificare questo inganno e identificare i prodotti realmente sostenibili?

All’inizio non è facile distinguere ciò che è “greenwashing” e ciò che non lo è, poiché le aziende non cambieranno istantaneamente il loro modo di produzione, la sostenibilità richiede tempo e sforzo. Molte imprese non sono quindi disposte a compiere questo sforzo.Non si preoccupano affatto di cambiare il loro modo di produzione, e per riuscire a mantenere una buona immagine comunque utilizzare questo “trucco verde”. Un esempio è la Coca-Cola, uno dei più grandi generatori di plastica al mondo, che impiega in media 400 anni per decomporsi e che rilascia gas tossici che colpiscono tutto ciò che ci circonda e noi stessi. Coca-Cola per non essere responsabili indicano che i prodotti possono essere riciclabili, rendendo così il consumatore responsabile, perché se non lo ricicla al momento di gettarlo nella spazzatura; il colpevole è il consumatore. In pratica, si lava le mani e fornisce un contributo minimo alla riduzione del cambiamento climatico.

Alcuni consigli per non vederti ingannato per questo fenomeno del “greenwashing”.

Cerca la certificazione ambientale del prodotto: Guarda i timbri ufficiali che appariscono sull’articolo; questi ti diranno se veramente la compagnia si preoccupa per l’ambiente. Tale e come indica la investigatrice del Idec, Adriana Charoux, “qualunque prodotto agro ecologico, organico, che desidera aggiungere al suo pacchetto la informazione “eco”, sostenibile, ecologico, o qualcosa del genere, ha bisogno di questo timbro.

Analizzare incongruenze nel discorso: Frasi tipo, “prodotto 100% naturale” quando viene da industrie e quasi sempre “greenwashing”. Se il prodotto è veramente buono con l’ambiente, lo diranno in maniera più chiara e diretta, giusto che proveranno a vendere a tutti i costi questo buon atto con il clima.Altre volte, la informazione non è falsa, ma non corrisponde con le altre azioni della compagnia. Anche se aiutano tantissimo da una parte all’ambiente, dal altra parte contaminano, quindi il discorso diventa contraddittorio e poco efficiente.

Verificare al di là della etichetta: Visita i siti web delle compagnie, analizza la sua sostenibilità e fatti le tue conclusioni. Verifica se c’è coerenza nel suo discorso e coinvolgimento reale.

In conclusione, il “greenwashing” è una pratica di marketing create per manipolare ai consumatori, dandoli la falsa sensazione di aiutare l’ambiente al comprare un prodotto. Si può vedere che i consumatori stanno cambiando, preferendo i prodotti naturali, e di questo si approfittano le compagnie per cambiare la sua maniera di vendere i prodotti. Allo stesso tempo, ci sono anche altre compagnie che veramente si preoccupano per la sostenibilità e si approfittano questa nuova tendenza dei consumatori in maniera positiva; cambiando i metodi di produzione, aggiungendo, per esempio la economia circolare. In questo modo, i produttori e i consumatori si unirebbero con lo stesso obbiettivo, salvare il mondo.Speriamo che in un futuro ci sia meno “greenwashing” e più consapevolezza e veracità

Autori: Naath Lima, Irene Huerta e David Chamizo. 

Traduttori: Ana Livia Prudente e Lucio Calamari