Apparentemente, il confinamento globale ha avuto inizio come conseguenza della crisi del coronavirus e
questo ha avuto un impatto positivo sull’ambiente. L’isolamento ha portato ad un arresto delle industrie e
dei trasporti, che incidono sulla riduzione delle emissioni di gas serra (GHG, sigla inglese).
In accordo con un report pubblicato dalla rivista Nature Climate Change, questo confinamento ha registrato
una considerevole riduzione del 17%. D’altra parte abbiamo la NASA, che ha mostrato sorprendenti
immagini satellitari che riflettono una riduzione delle emissioni di diossido azoto (NO2) – la cui principale
fonte di emissione sono le automobili – comparate con il periodo precedente alla pandemia.
Abbiamo avuto anche il divieto temporaneo della Cina sul commercio della fauna selvatica, che usava gli
animali nei prodotti farmaceutici e nelle pratiche culinarie, infatti il COVID-19 è considerata una malattia
zoonotica (vale a dire che può essere trasmesso tra gli animali e l’uomo).
Abbiamo sempre letto e ascoltato sull’importanza di salvaguardare l’ambiente e prestare attenzione al
cambiamento climatico, che è stato drastico nei tempi recenti. E pensare che la malattia ha portato al
“dibattito sull’ambiente” può suonare ironico, ma la scienza dimostra che il cambiamento climatico
contribuisce ad aumentare la probabilità che virus mortali emergano e proliferano. È un fatto che
dobbiamo prendere come esempio per pensare al futuro, per evitare future pandemie e danni ambientali.
Distinguendosi dalla ripresa delle attività, il tasso di GHG di quest’anno è vicino a raggiungere gli stessi
valori registrati nel periodo pre-pandemico del 2019.
Il cambiamento climatico è pericoloso, i suoi impatti sono ancora più difficili da tracciare. Secondo il dottor
Aaron Bernstein, direttore del sito di Harvard C-CHANGE “Non abbiamo prove dirette che il cambiamento
climatico sta influenzando la diffusione del COVID-19, ma molte delle cause principali del cambiamento
climatico incrementano il rischio di pandemie. La deforestazione, che si verifica principalmente per scopi
agricoli, è una delle principali cause della perdita di habitat in tutto il mondo. La perdita di habitat costringe
di animali a migrare e potenzialmente entrare in contatto con altri animali o persone e condividere i
germi”. Finché non saremo più vicini a limitare il riscaldamento globale, le crisi future che hanno un impatto
diretto sulla salute umana saranno più frequenti, anche se i problemi di salute umana non hanno
direttamente origine dal cambiamento climatico, ma dai cambiamenti che la terra può presentare. Per
aiutare a limitare questo rischio, dobbiamo essere disposti a fare tutto ciò che è necessario per ridurre le
emissioni dei gas.
Analizzando il cambio climatico e la politica di salute globale, queste sono ampiamente trattate come
questioni separate dal pubblico e dai media. Citando il dottor Aaron Bernstein: “La nostra salute dipende
interamente dal clima e dagli altri organismi con cui condividiamo il pianeta. Dobbiamo riunire queste
comunità. Alcuni progressi sono avvenuti segnalando il rischio di diffondere agenti patogeni dagli animali
alle persone. Ma nella maggior parte dei casi, continuiamo a considerare l’ambiente e la vita sulla Terra
come separati. Possiamo e dobbiamo sforzarci di più se vogliamo prevenire la prossima pandemia infettiva.
Ciò significa che dobbiamo combattere il cambiamento climatico e fare molto di più per salvaguardare la
diversità della vita sulla Terra, che si sta perdendo ad un tasso mai visto da quando i dinosauri – e più della
metà della vita sulla Terra – si sono estinti 65 milioni di anni fa”.
Traduttori: Alessandra Monopoli
Scrittori: Adrielly Beatriz Messias de Souza / Gabrielly Eduarda Silvério