Prima di entrare direttamente nel tema della “moda sostenibile”, è importante risaltare l’inizio dell’industria tessile, che è nata prima negli Stati Uniti d’America e poi in Inghilterra. Anche se poi, fu l’industria britannica a diventare leader in questo settore con lo sviluppo di nuovi macchinari creati da Edmund Cartwright, inventore inglese, che rese tutto il processo più efficiente.
Pertanto, nel corso degli anni, le tecnologie si evolsero principalmente nel settore tessile, dando in seguito origine “all’industria della moda”.
Attualmente quest’industria genera circa 35 trilioni di dollari all’anno, solamente con le 25 maggiori imprese nell’area di moda e abbigliamento. È quindi noto che questo settore è uno dei più importanti nell’economia mondiale. Tuttavia, secondo i dati presentati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Ambiente, questo settore consuma approssimativamente quattromila tonnellate di acqua all’anno e rilascia dall’8% al 10% di gas inquinanti nell’atmosfera. Così la moda, oltre ad avere importanza nell’economia mondiale, è anche considerata una delle più dannose per l’ambiente.
Sulla base di ciò, è stata creata l’espressione “moda sostenibile”, con l’intento promuovere prodotti che minimizzassero i danni causati dallo sviluppo dei suoi tessuti. Una di queste è la biotecnologia, che presenta un grande potenziale nella riduzione degli effetti negativi per l’ambiente, causati dalle materie prime non rinnovabili responsabili. Queste le sono responsabili di circa 1,5 milioni di tonnellate di microplastiche, oltre alla liberazione di una gran quantità di CO2, composto chimico che contribuisce all’accelerazione della crisi climatica.
Al fine di evitare maggiori problemi per l’ambiente, gli scienziati stanno cercando nuove alternative che attenuino la situazione attuale.Avendo un utilizzo maggiore di questa tipologia di materia, è inevitabile l’utilizzo di biomateriali quali biopolimeri composti da organismi viventi come, per esempio, batteri, funghi e molti altri. Ad aver avuto grande rilevanza nel mondo della moda, durante la Fashion Week 2019, è stata una collezione fatta con materiali sostenibili, da Stella McCartney. Furono usati tessuti di canapa, cotone organico e Koba (tessuto a base di miglio e poliestere riutilizzato).
Quando invece pensiamo alla “Fast Fashion” che sta recentemente guadagnando notorietà, è necessario considerare produzione, consumo e smaltimento dei materiali.
La Fast Fashion, o moda rapida, consiste nella produzione in larga scala di vestiti partendo da una tendenza attuale, basata nella produzione e consumo di massa, che risulta in diminuzione di durabilità di pezzi e della sua qualità.
Ad oggi, quando analizziamo le rinomate aziende di abbigliamento, come SHEIN, C&A, Zara, ecc., ci imbattiamo in procedure produttive molto simili tra loro, ad esempio: è presente un’elevata domanda di risorse idriche ed energetiche, la distruzione degli habitat, l’abuso nell’utilizzo di pesticidi. Inoltre, dopo il loro utilizzo, i vestiti vengono spesso lavati in modo inappropriato, causandone il prematuro smaltimento. In media, vengono buttati via 68 chili di tessuti all’anno, che finiscono direttamente nelle discariche.
Si nota attualmente l’emergere di una consapevolezza ecologica nel consumatore. In questo scenario, puoi essere l’agente di cambiamento della società modificando il tuo comportamento di consumo!
La produzione di abbigliamento lascia molte tracce durante tutto il suo processo,
- a partire dalla semina del cotone che comporta l’utilizzo di grandi quantità di pesticidi.
- La raccolta nuoce alla salute di coloro che entrano in contatto diretto con i prodotti chimici.
- La produzione comporta l’utilizzo di grandi quantità di vernici, di cui i rifiuti causano un aumento dell’inquinamento dei fiumi.
I biomateriali sono quindi un’alternativa innovativa e sostenibile alla produzione di abbigliamento, in quanto generano meno rifiuti. Mentre prodotti come questo non sono ancora completamente diffusi sul mercato, esistono altri modi per consumare consapevolmente e continuare a vestirsi con stile:
- Usa quello che hai già nel tuo guardaroba
Le persone sono costantemente bombardate da nuove tendenze che fanno sentire loro il desiderio di consumare sempre di più. Tuttavia, spesso, la metà di quanto acquistato non viene utilizzato. Occorre quindi ripensare e iniziare a sfruttare quanto già disponibile, testando diverse combinazioni e, in alcuni casi, personalizzando i vestiti.
- Affitto
È molto comune che le persone acquistino nuovi vestiti e accessori solo per andare a feste ed eventi, alla fine molti di questi vengono usati solo una o due volte e poi sembra che perdano la loro utilità. In questo senso, un’alternativa interessante può essere il noleggio di vestiti per un’occasione specifica.
- Acquistare vestiti di seconda mano nei negozi dell’usato
Contrariamente a quanto molti pensano: no, non è antiquato e fuori moda comprare vestiti nei negozi dell’usato. Al contrario, in questi giorni stanno diventando sempre più famosi e offrono opzioni a un prezzo equo. In essi puoi trovare vestiti che non si troverebbero mai in un normale negozio e creare combinazioni meravigliose capaci di far sentire chiunque come se fosse in un album di musica indie.
Traduzione: Alessandra Monopoli & Amanda Benini
Scritto da: Clara Ayres de Medeiros, Drica, Gabrielly Eduarda Silverio, Leticia Batista Rocha, Adrielly Beatriz de Souza, Beatriz Veras